Il debriefing, in uscita dalle esercitazioni o da intere giornate di formazione, è probabilmente il momento più di tutti dedicato a generare senso nel nostro lavoro di docenti / coach / facilitatori / catalyst.
In tanti anni di attività ho visto all’opera una quantità di stili diversi per questa delicata parte del nostro lavoro: da quelli più direttivi, didattici, strettamente legati al compito, allo schema e al risultato, a quelli “morbidi”, che suggerivano, senza imporre, un modello di condivisione dell’esperienza all’aula, fino a quelli talmente destrutturati da far percepire il momento come una autonoma decisione dei partecipanti, un momento di anarchia creativa, che portava al risultato richiesto apparentemente senza sforzo.
Questo vogliamo condividere nelle otto ore del modulo “Debriefing” che abbiamo calendarizzato come prima fra le iniziative del Trainers’ club.
Non ci interessa definire una tecnica “migliore”, che battezzi il modo ufficialmente “giusto” di fare debriefing, ma esplorare le diverse tendenze e il loro rapporto da un lato con il carattere e il tratto personale di ogni professionista, dall’altro con il contesto in cui si realizza l’atto formativo.
Sono infatti convinto che, nello scambio di saperi e esperienze che avviene nella formazione degli adulti, non avrebbe senso definire “giusto” e “sbagliato”, mentre è particolarmente utile analizzare, insieme a persone che fanno il nostro stesso lavoro, posizioni personalmente valide.
È previsto, naturalmente, attestato di partecipazione per l’aggiornamento professionale.
Oltre a ciò, la diffusione degli atti prevista costituirà pubblicazione per i partecipanti che vorranno firmarli.